Letra de Ovunque
È il problema di chi non ha distrazioni,
una casa a piedi nudi sulle scale.
Un saliscendi di momenti,
una bugia incastrata nei denti.
Una porta chiusa da dentro, una musica stupida che parla d'estate. Un posto da arrivarci, un letto per svegliarci.
Una porta chiusa da dentro, una musica stupida che parla d'estate. Un posto da arrivarci, un letto per svegliarci.
Molte cose le avrò lasciate
in una stanza qualunque.
Perdendo un po' di me,
comunque.
Ovunque.
Il vecchio funerale della televisione, la popolarità serve a salvarsi. E Roma è sempre Roma, anche dal sedile di un taxi. Le città che cambiano, la guerra ha la stessa natura del gioco,
sono troppo uguali per aspettarne il dopo.
Molte cose le avrò lasciate in una stanza qualunque. Perdendo un po' di me, comunque.
Ovunque.
(Quel luogo dove i fantasmi dei ricordi danzano a braccetto con quelli del futuro, tu lo chiami la stanza della mente. Dammi retta, non entrare, lo sai che hai paura. Le voci, non le senti le voci? Si confondono col rumore della pioggia che batte sui vetri. Sono le voci delle parole che non hai mai detto. A tuo padre, a un amico, a uno stronzo su un treno. A lei che se n'è andata quella sera d'inverno e non è tornata più. Le parole che non sei riuscito a dire, le hai chiuse lì dentro per troppo tempo e ora saltano, rimbombano, gridano, sbraitano, si spingono.
Ballano isteriche sulle note di una musica da baccanale che ti scoppia nel cervello e tu vorresti urlarle, vomitarle fuori come si fa con qualcosa che ti aggroviglia lo stomaco, come se le avessi tenute dentro per troppo in quella maledetta stanza segreta della mente. Adesso calmati, rilassati. Respira, resta sdraiato, galleggia sul letto e ascolta il rumore della pioggia. Ogni volta è così, lo sai, ascolta le gocce. Guarda, sembra che ti parlino, sembra sì.
Sembra la voce di tua madre che veniva a baciarti prima di dormire, te lo ricordi eh?
Quante cose non hai detto a tua madre, quanti abbracci che sono rimasti chiusi nella stanza. Eh ma adesso è tardi, ora non c'è più tempo. Senti già i passi, l'assassino è nella strada. Ora è troppo tardi, è qui dentro. Lo senti arrivare, silenzioso come un serpente striscia inesorabile tra i ricordi, le immagini e i flash nella tua mente. Ho detto stai calmo! Respira, tranquillo, è facile. È tutto molto semplice. Chiudi la porta, ricordi? Come quando da piccolo chiudevi la cameretta dei giochi per paura che l'uomo nero uscisse e ti venisse a prendere. Chiudi ancora una volta la stanza delle voci e tutto andrà bene. Nessuna più angoscia, più nessun rimorso, tutto va bene, ora.
Respira. Respira.
Respira.
Ovunque.
Il vecchio funerale della televisione, la popolarità serve a salvarsi. E Roma è sempre Roma, anche dal sedile di un taxi. Le città che cambiano, la guerra ha la stessa natura del gioco,
sono troppo uguali per aspettarne il dopo.
Molte cose le avrò lasciate in una stanza qualunque. Perdendo un po' di me, comunque.
Ovunque.
(Quel luogo dove i fantasmi dei ricordi danzano a braccetto con quelli del futuro, tu lo chiami la stanza della mente. Dammi retta, non entrare, lo sai che hai paura. Le voci, non le senti le voci? Si confondono col rumore della pioggia che batte sui vetri. Sono le voci delle parole che non hai mai detto. A tuo padre, a un amico, a uno stronzo su un treno. A lei che se n'è andata quella sera d'inverno e non è tornata più. Le parole che non sei riuscito a dire, le hai chiuse lì dentro per troppo tempo e ora saltano, rimbombano, gridano, sbraitano, si spingono.
Ballano isteriche sulle note di una musica da baccanale che ti scoppia nel cervello e tu vorresti urlarle, vomitarle fuori come si fa con qualcosa che ti aggroviglia lo stomaco, come se le avessi tenute dentro per troppo in quella maledetta stanza segreta della mente. Adesso calmati, rilassati. Respira, resta sdraiato, galleggia sul letto e ascolta il rumore della pioggia. Ogni volta è così, lo sai, ascolta le gocce. Guarda, sembra che ti parlino, sembra sì.
Sembra la voce di tua madre che veniva a baciarti prima di dormire, te lo ricordi eh?
Quante cose non hai detto a tua madre, quanti abbracci che sono rimasti chiusi nella stanza. Eh ma adesso è tardi, ora non c'è più tempo. Senti già i passi, l'assassino è nella strada. Ora è troppo tardi, è qui dentro. Lo senti arrivare, silenzioso come un serpente striscia inesorabile tra i ricordi, le immagini e i flash nella tua mente. Ho detto stai calmo! Respira, tranquillo, è facile. È tutto molto semplice. Chiudi la porta, ricordi? Come quando da piccolo chiudevi la cameretta dei giochi per paura che l'uomo nero uscisse e ti venisse a prendere. Chiudi ancora una volta la stanza delle voci e tutto andrà bene. Nessuna più angoscia, più nessun rimorso, tutto va bene, ora.
Respira. Respira.
Respira.
ANDREA BALESTRIERI, SERGIO VALLARINO, STEFANO CECCHI
© Warner/Chappell Music, Inc.
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